Che cosa dice Malidor?


Questa è una scrivania su cui condivido fogli sparsi, storie, pensieri e ritmi: il lavoro di tutti i giorni.

Nell’assiduità e nel silenzio, nelle ripetizioni apparenti delle ore, le cose continuano a trasformarsi per prendere una forma differente. La mente dovrebbe assottigliarsi a tal punto da svanire nell’immobilità dell’azione.

Adesso ci sono: gioco con tutto ciò che non capisco come un bambino. Salgo in soffitta con i piccioni  e le api. Mi faccio la mia storia che imita le cose dei grandi. Ogni tanto guardo sotto, prestando attenzione a non perdere l’equilibrio: la testa pesa molto di più di quanto si pensi.

Leggere, guardare, scrivere, correre, fermarsi, pensare, incontrarsi, amarsi. Cosa conta di tutto questo? Ogni parola ha il suo posto. Chi parte ritorna; una molecola d’acqua attraversa il mondo, affonda e riaffiora nell’immensità oceanica; sale in cielo e solca l’aria; cade sulla terra e scivola nei suoi meandri fino a raggiungere polle profondissime, dove giace per secoli. Riconquista la superficie, abbevera piante e animali, scorre sempre, scorre, finché non ricade nel bacino chiuso tra i monti, placido e accogliente, da cui era partita. Ma era poi davvero partita da lì?

Diradare i tempi e aumentare le occasioni per interloquire durante il viaggio. Queste sono due delle ragioni per cui sto scrivendo in questo spazio. Per me internet è un mare profondo, talmente profondo che un batiscafo per sondarlo ancora non esiste. Chissà chi ci vive sul fondale. Speriamo che il non vederlo non sia una scusa per sommergerlo di spazzatura, come si fa nella realtà.

Noi siamo la spazzatura, il residuo umido di una disfatta. Lo siamo nella materia che ci costituisce. Portiamo in noi sogni e metalli pesanti. Non tutto è da buttare. Produciamo leggerezza e sguardi verso il futuro, che senza di noi non esisterebbe. Esaminiamo le macerie del passato. Discutiamo sul nostro essere nel presente. E poi ci scarichiamo. Come le batterie. E siamo depositati nel recinto differenziato insieme ad altre ossa, ad altre ceneri, in attesa di essere riciclati.

Dalle penne degli scrittori e degli sceneggiatori sono uscite figure mostruose. Il mio mostro sono io. Mi rendo conto che questa non è una novità, e perciò con imbarazzo interrompo il mio racconto.

2 thoughts on “Che cosa dice Malidor?

  1. “Internet è una rete di computer mondiale ad accesso pubblico. Internet offre i più svariati servizi ed è utilizzata per le comunicazioni più disparate: private e pubbliche, lavorative e ricreative, scientifiche e commerciali.
    I suoi utenti, in costante crescita, nel 2008 hanno raggiunto quota 1,5 miliardi e, visto l’attuale ritmo di crescita, si prevede che saliranno a 2,2 miliardi nel 2013”.

    Detto questo credo che in queste cifre sia presente anche pura spazzatura di idee e azioni, ma fortunatamente il lato intelligente è che con un semplice clik abbiamo la capacità e la libertà di condividere (e diventare parte integrante aumentando il mucchio) OPPURE più saggiamente ignorare (cercando, anche con un pensiero, di ripulire il nostro “piccolo mondo” quotidiano).

  2. “La corsa infinita di una molecola d’acqua” ….è bellissimo il suo pensiero, fa riflettere e a questo punto cambio idea:
    semmai dovessi avere una seconda occasione di vita, ecco io vorrei essere una molecola d’acqua che
    • attraversa
    • solca
    • scivola
    • giace
    • riconquista
    • abbevera
    • scorre
    sempre senza fine.

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