“Meditazioni su un manico di scopa” di Johnatan Swift


J. SWIFT, Meditazioni su un manico di scopa, Archinto, 2008, Milano

La raccolta, a cura di Attilio Brilli che ne ha steso l’introduzione, si compone di otto prose satiriche: Modesta proposta per impedire che i figli dei poveri irlandesi siano di peso ai genitori o al paese e per renderli utili alla comunità, Replica alle obiezioni mosse dai giornali alla “Modesta proposta”, Meditazione su un manico di scopa, Saggio tritico sulle facoltà della mente, Discorso sul funzionamento meccanico dello spirito, A una giovane signora sul matrimonio, Sull’educazione delle signore, Consigli a un giovane poeta.

Prima d’iniziare queste riflessioni, ammetto di non avere mai letto I Viaggi di Gulliver.

Avevo tuttavia più volte sentito parlare della Modest Proposal ed è stato immediato agguantare la copia che mi è passata sui polpastrelli scorrendo i libri davanti a una bancarella di Via Po. La lettura di queste prose satiriche mi ha entusiasmato. Insistendo in maniera attenta e misurata sulle assurdità più aberranti o sulle banalità più trite, attraverso un gioco di ribaltamento delle minute parti di ciò che ci sembra essere il mondo così come erroneamente lo intendiamo, Swift dischiude le palpebre del lettore in un sorriso.

Il paradosso è la chiave che ci accompagna verso la fine delle cose, dove ci attende una verità talmente evidente da non poterla ammettere: gli uomini agiscono nel vano tentativo di sembrare ciò che non sono, diffondendo fantasmi di gloria, chimere metafisiche e nuvole di buoni propositi attorno alle loro esistenze bestiali, per nascondere gli istinti che in pochi attimi li conducono alla morte.

L’altruismo, lo spirito poetico, i valori morali e la tensione ascetica… parole crude per dire: ho voglia di godere e tutto il resto non m’interessa… Non sarà sempre così, ma certe volte accade…

Consiglio a tutti di leggere il Discorso sul funzionamento meccanico dello spirito. Armandosi di pazienza nel seguire la penna di Swift lungo le strade della metafisica, si arriva ad conclusione talmente evidente quanto il paradosso che il titolo contiene.

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